”C’è chi passa molte ore del giorno a verificare che…”
Ne parliamo con la Dottoressa Cristina Toni, psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone
L’aggettivo ossessivo è ampiamente utilizzato nel linguaggio comune per indicare comportamenti sostenuti dal forte bisogno di ordine, di puntualità, di precisione nell’organizzare oggetti, o persone che non concepiscono di potersi abbandonare al caso e vogliono tenere sotto controllo ogni loro attività quotidiana. In psicopatologia “ossessione” (da obsidere, assediare) è un termine con il quale si indicano pensieri intrusivi e ripetitivi, che il soggetto riconosce come assurdi, vorrebbe allontanare dalla propria mente, senza tuttavia riuscirci. Il contenuto delle ossessioni è vario: si può dubitare di essere sporchi, di avere contratto qualche malattia contagiosa, di perdere il controllo e diventare aggressivi contro se stessi o gli altri, di avere commesso azioni sbagliate o rischiose, di avere comportamenti inadeguati o indecenti, o di poter proferire parole blasfeme.
Solitamente alle ossessioni si associano le compulsioni (da compellere, spingere): comportamenti ripetitivi che il soggetto non riesce a controllare, volti a neutralizzare le ossessioni. Le compulsioni consistono in lavaggi estenuanti, controlli ripetuti di azioni compiute, ripetizione di ritornelli, formule, numeri o operazioni aritmetiche con lo scopo di neutralizzare una paura.
Nel cosiddetto disturbo ossessivo-compulsivo, il soggetto può avere l’ossessione di non avere svolto bene un compito, un lavoro o una banale azione quotidiana (per esempio la chiusura del rubinetto, delle luci, delle porte o l’organizzazione di biancheria o utensili nei rispettivi contenitori), ci pensa insistentemente senza riuscire a deviare il pensiero su altri temi, e si sente quindi spinto a controllare o risistemare più volte quanto di fatto già adeguatamente svolto e organizzato. C’è chi passa molte ore del giorno a verificare di aver posizionato in modo simmetrico calzature e biancheria nell’armadio o a controllare che le stringhe delle scarpe piuttosto che i quadri appesi nella propria abitazione siano perfettamente simmetrici, o a tappare con il gesso piccoli forellini normalmente presenti sull’intonaco.
Al di là del disturbo ossessivo-compulsivo, è descritta la personalità ossessivo-compulsiva.
Si tratta di soggetti meticolosi, molto rigidi, abitudinari, puntigliosi, che non accettano di lasciare alcunché al caso. Tutto deve essere tenuto sotto controllo, perfettamente ordinato e organizzato secondo dei parametri rigidi ai quali pretendono che anche i loro familiari si adeguino. Viene data un’attenzione eccessiva ai dettagli con elaborazione di liste o schemi per programmare le proprie attività.  Mostrano un perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti perché spesso non si riesce a soddisfare i propri standard di riferimento. Eccessivamente dediti al lavoro e alla produttività, manifestano un senso di responsabilità esagerato; sono prudenti, parsimoniosi, riflessivi. Sono formali e contenuti nelle relazioni interpersonali ed esercitano un controllo continuo sul loro comportamento, coartando ogni espressione dell’emotività. Sono inflessibili in tema di moralità, riluttanti a gettare via oggetti, anche se logori e di nessun valore. Fanno fatica a lavorare in gruppo, a meno che gli altri non si sottomettano alle loro regole; il denaro è visto come qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future; sono rigidi e testardi.
Le personalità ossessive di solito non provano sofferenza per il loro stile di vita, al contrario delle persone affette dal disturbo ossessivo-compulsivo, e solo raramente ricercano l’aiuto dello psichiatra o dello psicologo. Non sono tormentati e non vogliono cambiare.
Anche se le prime descrizioni della personalità ossessivo-compulsiva si devono a clinici tedeschi e francesi del XIX secolo, è con Freud e la scuola psicoanalitica che si hanno le definizioni più dettagliate:
“Le persone che voglio descrivere …sono particolarmente ordinate, parsimoniose ed ostinate…ordinate per la nettezza personale e la scrupolosità e l’accuratezza nell’eseguire anche atti di minor conto…la parsimonia può comparire accentuata fino all’avarizia; l’ostinazione può spingere fino alla caparbietà, a cui va facilmente congiunta una propensione alla collera ed alla vendicatività…” (Carattere ed erotismo anale, Freud, 1908)
Secondo le interpretazioni psicoanalitiche, dimensioni in conflitto come formalismo, ordine, rispetto incondizionato delle regole da un lato e caparbietà fino alla collera ed alla vendicatività dall’altro sarebbero espressione di una ambivalenza fra aspirazioni di indipendenza ed onnipotenza e tentativi di autocontrollo su pulsioni aggressive. L’eccessiva inclinazione all’ordine, alla pulizia e alla formalità nasconderebbe quindi una propensione alla sopraffazione dell’altro e sarebbe espressione del tentativo di prevenire ed annullare gli effetti di impulsi e pensieri sadici e prevaricatori.
Il soggetto con personalità ossessivo-compulsiva nutre sentimenti di onnipotenza, è convinto di essere il solo a far bene le cose e di poter tenere tutto sotto controllo e non accetta interferenze o tentativi di opposizione da parte degli altri.
Il rapporto con gli altri è conflittuale, sotteso dal desiderio di dominio e articolato tra la sfida e l’obbedienza.
Ovviamente, nelle decadi successive alla psicanalisi sono stati proposti altri modelli interpretativi della personalità ossessivo-compulsiva.
In tutti, si tende a dare risalto ai sentimenti ambivalenti verso se stessi e gli altri, ai sentimenti di insicurezza e di inadeguatezza che stridono con le ambizioni di autoaffermazione, ai tentativi di controllo sulla realtà funzionali a tenere l’ansia sotto controllo. Talora il timore di sbagliare, di non essere precisi abbastanza o l’incapacità a decidere quale possa essere la scelta migliore può provocare stati di lentezza patologica fino all’immobilismo.
È una situazione che richiama quella del protagonista del film Still life (U. Pasolini, 2003).
John May è un funzionario comunale che si occupa di cercare i parenti stretti delle persone che muoiono in totale solitudine e lo fa con modalità ossessiva. La sua vita è molto monotona, ma lui la conduce con estrema regolarità, finché viene richiamato dal suo principale con queste parole:
Ho avuto modo di osservarla al lavoro: lei è scrupoloso, ma se permette, posso dire che è anche molto lento”.
 L’aiuto dello specialista è ricercato solo quando alcuni comportamenti (ad esempio l’eccessiva lentezza o la paralisi indotta dal dubbio) interferiscono in misura marcata con la quotidianità o quando sul disturbo di personalità si sovrimpongono stati di ansia o depressione.
Imprevisti anche di scarso rilievo possono andare a minare un equilibrio precario, dove tutto apparentemente funziona perché tenuto sotto un controllo rigido ed inflessibile, scatenando così reazioni ansiose o depressive. Anche in questo sta la contraddittorietà del soggetto con personalità ossessivo-compulsiva il quale, nel momento in cui limita la propria esistenza nel tentativo di proteggersi si pone nella condizione di perdersi.
Fonte: Tgcom24